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PM 2.5 in casa

Il PM 2.5 in casa è un fattore, ma non tutto è perduto

Contenuto a cura di

Redazione Magazine Lyreco
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Un insieme di professionisti che condividono la loro esperienza.

PM 2.5: nelle ultime settimane ne stiamo purtroppo sentendo parlare più spesso, soprattutto al nord Italia. Tra limiti alla circolazione delle auto e inviti ad uscire di casa indossando una mascherina contro lo smog, l’inquinamento è tornato prepotentemente a far parlare di sé.

Ma l’aria che invece respiriamo al chiuso può farci stare tranquilli? Oppure si possono trovare alti livelli di PM 2.5 in casa come all’esterno?

Il significato del termine PM 2.5

Facciamo innanzitutto chiarezza sul significato di PM 2.5: il PM (particulate matter) comprende tutte quelle particelle atmosferiche, sia solide che liquide, che restano sospese nell’aria.

Nello specifico, il termine PM 2.5 si riferisce alle particelle con un diametro inferiore ai 2,5 micron (μm), vale a dire 2,5 millesimi di millimetro.

Ci si può riferire al PM 2.5 anche con il termine “particolato fine”.

Dimensione PM 2.5
Per intenderci, ecco il paragone tra il diametro di un capello e quello di una particella di polvere fine PM 2.5

Da cos'è composto il PM 2.5, il peggiore degli inquinanti indoor?

Il particolato fine PM 2.5 viene prodotto tipicamente da sorgenti quali industrie, impianti di riscaldamento, veicoli (anche le frenate producono PM 2.5) e, in generale, dai processi di combustione. Può essere suddiviso ulteriormente in due tipi:

  • primario, quando viene emesso direttamente dalle sorgenti
  • secondario, se nasce da reazioni tra altri inquinanti

Uno studio del 2021 ha approfondito la questione, evidenziando come la fonte più significativa di PM 2.5 in casa fosse proprio l’inquinamento dell’aria esterna. Questo fattore ha contribuito al 62% della massa di PM 2.5 indoor [1].

Le linee guida dell’OMS per l’aria indoor, aggiornate

L’OMS ha stabilito due limiti come indicazione di massima per la tolleranza all’esposizione al PM 2.5 [2]:

  • una media annua di 5 µg/m3
  • una media giornaliera (24 ore) di 15 µg/m3

Questi numeri sono stati aggiornati nel 2021, anno in cui l’OMS ha ulteriormente ridotto i limiti. Nelle indicazioni precedenti, risalenti al 2005, i valori erano di 10 µg/m3 come media annua e 25 µg/m3 come media giornaliera.

Le particelle PM 2.5 sono le più pericolose per la salute umana proprio a causa della loro dimensione. Essendo così piccole, riescono a penetrare in profondità nell’apparato respiratorio: possono raggiungere i bronchi, potrebbero filtrare fino agli alveoli e c’è il sospetto che riescano persino ad entrare nel circolo sanguigno e nelle cellule.

Il PM 2.5 può provocare impatti negativi sul sistema circolatorio e respiratorio: in particolare, ci sono evidenze di una correlazione con malattie cardiovascolari, asma, bronchite, mortalità prematura e cancro ai polmoni [3][4].

Come eliminare la polvere nell'aria?

Considerando che, in media, le persone passano il 65% del loro tempo al chiuso, l’importanza di respirare aria sana in casa non è da sottovalutare. Non soltanto per la quantità di tempo passato in casa ma anche per il fatto che, in molte zone, l’aria esterna non è proprio una brezza limpida della foresta amazzonica.

Diversi studi hanno evidenziato notevoli riduzioni di PM 2.5 indoor utilizzando purificatori d’aria: da un minimo di 29% con i purificatori meno efficienti fino ad un massimo che tocca l’82.7%. La maggioranza degli studi ha riportato una diminuzione che gravita attorno al 50% [4].

Anche se il focus del lavoro citato è sulle case del Regno Unito, ci si aspetta che i risultati siano rappresentativi anche per altri paesi sviluppati in Europa, dove il tipo di abitazione e i livelli di PM 2.5 ambientali sono simili.

In base ai test effettuati da Cooper e colleghi, si possono evidenziare alcune statistiche: 

  • ipotizzando un uso quotidiano di 15,6 ore al giorno (ovvero il tempo medio trascorso a casa) nell’arco di tutta la vita da parte dell’intera popolazione del Regno Unito, si potrebbe alzare l’aspettativa di vita di 138 giorni per gli uomini e 120 per le donne
  • ipotizzando un uso quotidiano durante le ore di sonno, l’aspettativa si alza di 71 giorni per gli uomini e 62 per le donne

Soprattutto nelle zone in cui il riciclo di aria pulita non è semplice a causa del forte inquinamento outdoor, un purificatore d’aria potrebbe davvero fare la differenza sulla salute delle persone.


Un altro studio pubblicato nel 2021 [3] ha fatto emergere come i purificatori d’aria in camera da letto diminuissero il livello di PM 2.5, in media, del 45% dopo 90 minuti di utilizzo, a prescindere dall’apertura della finestra o meno.

Un interessante insight di questo studio è quello legato alla percezione degli individui: la motivazione principale, nonché indicatore principale, dell'uso del purificatore era una sensazione di raffrescamento, anziché la percezione di maggiore qualità dell'aria. Questo modello di utilizzo potrebbe essere problematico se, come è tipico nei mesi più freddi, l'apertura delle finestre diminuisce e aumentano le attività fonte di PM 2.5 in casa.

Quindi, in sintesi, possiamo affermare che il PM 2.5 in casa è un parametro che può avere un impatto rilevante sulla salute umana. Un modo efficace per ridurlo in maniera significativa è fornirsi di un purificatore d’aria: di questo tipo di dispositivo, nello specifico, ne parliamo nel nostro articolo dedicato.

Fonti:

  1. Sources of indoor PM2.5 gross α and β activities measured in 340 homes
  2. Qualità dell’aria: le nuove linee guida dell’OMS
  3. Use of portable air purifiers in homes: Operating behaviour, effect on indoor PM2.5 and perceived indoor air quality
  4. Modelling the impact on mortality of using portable air purifiers to reduce PM2.5 in UK homes