Per introdurre le 5 R del riciclo è corretto partire da una sesta “R”, quella di Ronchi, Ministro dell’Ambiente che nel 1997 diede vita all’omonimo decreto che ha rivoluzionato la visione e la gestione dei rifiuti: non più un problema, ma una risorsa. Uno degli obiettivi del decreto Ronchi, oggi abrogato ma diventato una delle parti fondanti del “codice ambientale”, era quello di favorire la crescita di un settore industriale del recupero e del riciclo, dando il via alla famosa circular economy. La storia approfondita del decreto Ronchi è molto più complessa, ma qui cerchiamo di riassumerla focalizzandoci sui suoi dettagli più famosi: le 5 R.
Secondo il decreto Ronchi, infatti, la strategia per abbassare l’impatto ambientale dei rifiuti si basa su 5 azioni: Riduzione, Riuso, Riciclo, Raccolta e Recupero.
- Riduzione
A lungo termine, una delle scelte più d'impatto. Per la prima delle 5 R dell'ambiente ognuno può fare la sua parte scegliendo prodotti con imballaggi minimi e, quando possibile, affidandosi a materie sfuse (ad esempio i detersivi).
- Riuso
Ogni prodotto può avere più di una vita e più di un utilizzo: un esempio lampante è quello dell'abbigliamento, industria che causa molti problemi dal punto di vista ambientale. Prendere le distanze dal cosiddetto fast fashion può far bene al futuro di tutti.
- Riciclo
Scegliere prodotti riciclati anziché nuovi contribuisce a ridurre la quantità di risorse perse nelle discariche, a risparmiare energia e ridurre le emissioni di gas serra.
- Raccolta
Il primo passo che può essere fatto da tutti noi: dividere correttamente i rifiuti per la raccolta differenziata è fondamentale. Ce lo sentiamo dire da tanto tempo, ma l'importanza per le 5 R dell'economia circolare è ancora cruciale.
- Recupero
L'ultimo passo per le 5 R dei rifiuti è legato alla loro distruzione, che può essere una fonte per creare energia: il passo più ambizioso per arrivare alla definitiva circular economy.
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