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carta upcycled

Carte UpCycle

Contenuto a cura di

Redazione Magazine Lyreco
Insieme a te, per informarti e guidarti

Un insieme di professionisti che condividono la loro esperienza.

Le aziende del nostro Paese si stanno attivando in maniera sempre più concreta per poter ridurre il proprio impatto ambientale prendendo decisioni orientate all’eco-sostenibilità e all'economia circolare. Oltre a scegliere prodotti che possiedono delle certificazioni ambientali, è opportuno preferire oggetti che danno una seconda occasione a ciò che altrimenti sarebbe finito in discarica. Per favorire e sostenere queste decisioni è nato l’upcycling: scopriamo di cosa si tratta e i campi di applicazione in ambito aziendale.  

Che cosè l’upcycling 

Il termine upcycling indica un processo di riuso e conversione migliorativo applicato a prodotti dismessi o materie prime di scarto. Riutilizzare gli oggetti per creare un prodotto di maggiore qualità, reale o percepita.  

Appare evidente, quindi, che il riciclo come lo intendiamo tradizionalmente identifica il down-cycling ossia un processo che implica una perdita di valore. A titolo esemplificativo si può ricordare che durante il riciclo della plastica (purché non sia quella per le bottiglie) vengono utilizzati vari tipi di materiali plastici che portano ad un prodotto finito ibrido che, per quanto sia perfettamente utilizzabile, è comunque identificabile come sottoprodotto.  

Quando nasce il termine upcycle 

Il termine upcycle nasce nel 1994 quando per la prima volta compare su una nota rivista di architettura e antichità, Salvo. A coniare questo termine è l’ingegnere meccanico Reiner Pilz in occasione di un’intervista con il giornalista Thornton Kay.  

Secondo altre fonti il termine upcycling sarebbe nato nel 19631 quando Heineken crea il primo esempio di upcycling producendo le “Wobo”: bottiglie di birra che, una volta usate, possano servire come mattoni da costruzione. L’idea, opera del fondatore della casa e di un architetto, prende forma quando i due vedono una vasta quantità di vuoti di bottiglia seminate sulle spiagge caraibiche, luogo dove c’è carenza di materiali da costruzione.  

A 10 anni dall’intuizione di Heineken (1973), gli architetti Charles Jencks and Nathan Silver scelgono un nuovo modo di progettare rispetto al modo tradizionale, con lo scopo di utilizzare in maniera diversa gli oggetti e i materiali che ci circondano, assegnando nuovi ruoli e significati.   

Upcycling della carta 

L'upcycling trova nella carta un valido supporto per poter esprimere al massimo la propria filosofia. Infatti questo concetto ha uno strettissimo legame con quello dell’economia circolare che - secondo la definizione di Ellen MacArthur Foundation - è un’economia pensata appositamente per potersi rigenerare continuamente: ecco quindi che tutte le attività vengono organizzate in modo che anche i rifiuti possano diventare una risorsa per qualcun altro.  

La prima carta creata con il principio dell’upcycling è stata brevettata negli anni ‘90, dando vita alla Carta Alga, realizzata utilizzando le alghe che proliferano nella Laguna di Venezia danneggiando il fragile ecosistema lagunare.

Queste, invece di essere semplicemente raccolte e smaltite, vengono opportunamente trattate e trasformate in un sotto-prodotto utilizzato ad integrazione della cellulosa nel processo di produzione della carta.  

Da allora il brevetto ha avuto un successo internazionale dal momento che la laguna di Venezia si è giovata notevolmente dell’eliminazione delle alghe. L’efficacia dell’iniziativa è stata tale che questo modello è stato replicato in contesti analoghi in tutto il mondo, tra cui la Francia e la Bretagna. 

Altra carta da segnalare è la Crush, la prima carta creata con l’impiego di scarti alimentari (agrumi, mandorle, kiwi, uva, …). Tali residui, dopo opportuno trattamento che li rende compatibili con le fibre di carta, vengono utilizzati nel processo produttivo permettendo di sostituire fino al 20% di cellulosa. Il risultato ottenuto è una carta colorata naturale in cui la derivazione alimentare rimane ben visibile all’occhio nudo.  

Più di recente - nel 2015 - è nata Remake, una carta realizzata con il 25% di sottoprodotti derivanti dalla lavorazione della pelle, il 40% di fibra riciclata certificata FSC e il 35% di fibra vergine. Il materiale di partenza è considerato prodotto di scarto del mondo della moda e, grazie a trattamenti specifici, si trasforma in una carta preziosa che può essere utilizzata negli ambiti più diversificati: dalla creazione di brochure, alle shopper e al packaging di lusso.  

Remake riutilizza il 25% degli scarti di pelletteria tra cui gli sfridi di lavorazione del cuoio o delle pelli, nonché quelli prodotti dalla rasatura del cuoio.  

L’upcycling dona una seconda vita ai residui del cuoio che usualmente hanno come utilizzo primario quello del cuoio rigenerato che, tuttavia, è un materiale sintetico non riciclabile e non compostabile. In secondo luogo gli scarti di cuoio vengono utilizzati come concimi agricoli in relazione ai quali si registra un problema di sovrapproduzione e, infine, una parte viene disposta in discarica.  

In particolare, per realizzare la carta Remake la materia prima viene sottoposta a rigide selezioni che portano all’utilizzo solo di residui di cuoio lavorato senza cromo che è un pericoloso inquinante. Il cuoio, inoltre, è di origine italiana (e quindi sinonimo di qualità e performance elevate), nonché possiede caratteristiche adatte per la produzione della carta. Una volta selezionata la materia prima, questa viene sottoposta a:  

  • Trattamento della sfibratura per ricavarne fibre alternative;  
  • Composizione dell’impasto cartaceo individuando il giusto equilibrio nella miscelazione tra fibre d’albero e cuoio; 
  • Da questo punto in poi si procede con la produzione della carta con il sistema tradizionale.  

Il risultato è un prodotto con caratteristiche specifiche e lodevoli in termini di eco-sostenibilità dal momento che non solo è prodotta con il 25% di residui di cuoio, ma è creato con 100% di energia verde e certificato FSC.  
Le materie prime e il processo di produzione della carta upcycle sono quindi differenti da quelli della carta riciclata più nota e utilizzata.

Perché le aziende possono scegliere la carta upcycled 

Le carte che sono il risultato di un processo di upcycling sono ideali per le aziende che desiderano contenere lo spreco di materie prime e sostenere un processo ecosostenibile.  

Scegliendo le carte upcycle le aziende hanno l’occasione di utilizzare un prodotto che riduce il proprio impatto ambientale sulla Terra. L’utilizzo di un prodotto sostenibile viene apprezzato dai clienti, i fornitori e i partner con cui si condivide la filosofia green.  

1 https://www.pratelli.net/cosa-e-upcycling/